7 giorni nella West Coast

Il bello di lavorare come F.A. (flight attendant) era anche quello di avere biglietti aerei al solo costo delle tasse aeroportuali, e soprattutto tanti giorni di ferie.
Aprile, inizia il clima mite, voglia dei primi BBQ all’aperto, di qualche passeggiata in riva al mare… e quindi che si fa, non te lo fai un viaggio di 12 ore per raggiungere la West Coast degli USA? Altro che weekend fuori porta!
Parto con mia mamma in questo viaggio quasi last minute (primo viaggio oltre oceano per lei il cui livello di inglese è pari a 0). Cerco sistemazioni, auto, tappe e ristoranti come faceva il classico padre di famiglia negli anni 90 in vacanza con la famiglia con cane e suocera al seguito. In quel periodo vivevo in un paese a 40 minuti da Londra, vicino all’aeroporto di Gatwick, ma decisi comunque di prendere un volo per recuperare mamma a Venezia, tornare a Londra e partire direzione Los Angeles. Quasi 10 ore di viaggio, ma ringrazio i miei ex colleghi per l’upgrade gratuito (la mamma ha apprezzato lo champagne, io il pisolino nel comodissimo sedile reclinabile della Premium class).
Atterriamo e finalmente mettiamo piede sul suolo americano, macchina recuperata pur con difficoltà (mamma aveva lasciato a casa la carta di credito). Finalmente ci dirigiamo nel nostro primo alloggio: la classica casa americana senza recinzione, con il tetto a punta e la veranda con il dondolo. Insomma, quelle dei film. Il proprietario di casa, immerso nella sua nuvoletta di weed ci saluta dall’altro lato del soggiorno e ci dirigiamo in camera. Arriva il jet-leg, mamma non sa più quasi come si chiama, ma la sveglia è all’alba, quindi Buona Notte!

Giorno 1: il sogno americano

Dopo una bella colazione abbondante rigorosamente da Mc Donalds, prima tappa la famosa Hollywood Sign. Abbiamo preferito la macchina alla passeggiata di trekking. Parcheggiando vicino Lake Hollywood Park e facendo qualche passo ci si trova proprio sotto la sign, il tempo di qualche foto e ci rimettiamo in auto per scendere ad Hollywood Boulevard.
Consiglio: Non parcheggiate nei public parking in giro per la città, esclusivamente turistici e troppo cari. Ci sono i parcheggi dei centri commerciali come l’Hollywood Blvd Peterson Building, sotterraneo, dove si paga quasi la metà.
Dopo qualche giro per i vari negozi di souvenir, sostiamo in questo pub ambientato nell’America degli anni 50, il Mel’s Drive In, in una laterale del Blvd. Cibo ottimo, porzioni abbondati e prezzi nella media.
Con la pancia piena, ci mettiamo in auto e c i dirigiamo a Beverly Hills. Arriviamo fino a Via Rodeo e mi sentivo un po’ come Julia Roberts in Pretty Woman: tutto puramente lussuoso, ma vale la pena farci un salto.
Tornate a “casa”, per la cena optiamo per West Hollywood. Qui c’è l’imbarazzo della scelta, ma scegliamo la cucina messicana (penso che l’avocado mi sia andato in disgrazia proprio li) e assistiamo ad uno spettacolo di Drag Queen nella mia discoteca preferita: The Abbey (mamma ancora non sa che qui parecchie volte durante i miei layover avevo preso qualche sbronza, ma vabbè).

Giorno 2: California Girls*

Giorno due spiaggia! Ma il tempo non è stato favorevole quindi cambiamo i piani all’ultimo. Arrivate a Venice beach, dopo aver sguazzato con i piedi nell’oceano fresco, decidiamo di noleggiare una bici. Tra venditori ambulanti di sostanze magiche, odori selvaggi e artisti di strada, arriviamo nell’elegante Santa Monica, costeggiando la spiaggia lungo la pista ciclabile. Dopo che mamma si sofferma sulle palestre sulla sabbia ad ammirare ciò che l’America offre, parcheggiamo e passeggiamo lungo il famoso pontile. per arrivare al Pacific Park. Bellissimo, il tipico Funfair.
Per pranzo optiamo per uno dei miei ristoranti preferiti in assoluto negli US, The Cheesecake factory. Ok, è famoso per le porzioni di cheesecake e i mille gusti, ma la cucina altrettanto non scherza! Ho sempre mangiato bene, la location qui è tra le più belle di tutti i “C.F.” (Rooftop con vista città), curato e pulito.
Prima di rilasciare le biciclette, abbiamo fatto tappa a Little Venice. Da veneziane doc non ci ha così entusiasmato, ma vale la pena darci un occhio se si passa di là.
Torniamo a casa nel pomeriggio, tempo di una doccia e un riposino, con un Uber raggiungiamo Downtown per la cena in un pub stile industrial di cui non ricordo il nome. Ma prima, aperitivo nel rooftop! Non abbiamo fatto tardi quella sera, il giorno dopo sarebbe stato impegnativo… ci aspettava la route 66!

Giorno 3: La Historic Route 66

Di solito i veri avventurieri che si accingono a percorrere la Historic Route 66 partono da Chicago arrivando a Santa Monica, e invece a noi che piace fare le cose fuori dal comune, abbiamo iniziato dalla fine, da LA.
Ovviamente la storica e famosa Route 66 non è più percorribile interamente dato che con il passare degli anni e la modernizzazione delle infrastrutture è stata sostituita dalla statale. Ma con Google maps alla mano, tanta pazienza e zero timori, siamo riuscite a evitare le modernità e a passare in mezzo a paesini all’apparenza abbandonati. Cosa importante, fate rifornimento!
Destinazione LAS VEGAS! Tempo stimato 8 ore.
Passato il quartiere di San Bernardino nelle prime ore del mattino prendiamo la statale 15 verso Victorville. Pranzo al sacco comprato in una Gas Station con quei panini strani e improponibili, e dopo chilometri, siamo nella Route 66!
Raggiungiamo il deserto del Mojave. Data l’ora e il lungo viaggio senza vedere anima viva decidiamo di tagliare per il deserto e di non aggirarlo. Un esperienza che rifarei altre mille volte, vi parlerò in un altro post di tutto l’itinerario.
Raggiungiamo il Nevada dopo varie pause foto lungo la strada, e arriviamo al nostro hotel a Las Vegas, il Rita Suites, proprio a due passi dalla via più famosa della città e dai grandi hotel come Encore, Caesar Palace and The Palazzo at the Venetian Resort. Insomma, scegliendo qualcosa di meno rinomato siamo riuscite ad avere una suites doppia con divano, angolo cottura e vasca idromassaggio a meno di 70 dollari a notte!
Giusto una rinfrescata, ed usciamo per cena. Breve camminata per mostrare a mamma cosa si era persa tutti questi anni e torniamo in hotel a dormire.
Ps. probabilmente era la mia quinta volta a LV!

Giorno 4: Notte brava a Las Veas

La giornata comincia chiamando un Uber che ci porta fino alla parte opposta del Las Vegas Boulevard, dov’è situata la famosa Welcome to Fabulous Las Vegas Sign.
Dopo qualche minuto di coda, è ora delle tipiche foto da turisti! eh, dopo po-pò di viaggio era il minimo. Da li ci incamminiamo e percorriamo tutto il boulevard, entrando ed uscendo nei vari Casinò.
o non amo il gioco d’azzardo, mamma tanto meno, però che fai, sei a LV e non tenti la fortuna? In effetti era meglio di no! Proviamo al Caesar Palace, che forse ci ispirava quel che di romano, forse la mancanza di casa… Ah, laggiù i casinò sono completamente free entry. No dress code, no ID, no pagamento!
Tiriamo fuori una banconota da 20Dollari (non volevamo rischiare troppo). Classiche gambling machines, punta.. punta.. punta.. e ce ne usciamo fiere con l’assegno da 0.01cent… L’importante è provarci, no?!
Pranzo, come poter non fare provare a Mamma la famosa pizza di Giordano’s. Se non la conosci, google subito! Più che pizza è una focaccia ripiena di pomodoro e formaggio. Te la portano su una teglia, era per 4 ma da brave italiane ce la siamo finita in 2.

Continuando la passeggiata, arrivate nell’area a tema New York, intravediamo delle montagne russe e, grande passione mia e di Mamma, decidiamo di andare.

Sembrava una cosa tranquilla, e invece penso sia stato il roller coaster più folle mai provato in vita mia.

Consiglio: Non andare dopo Giordano’s.

Rientrando ci fermano dei ragazzi che distribuivano volantini per un Club Crawl.

Penso “è giovedì, sarà tranquillo, magari è un esperienza divertente da far fare a Mamma”. Ore 21:00 si inizia con free drink presso Hooters. Prendo due drink, mamma uno. Facciamo conoscenza con altre ragazze americane, un ragazzo messicano in

viaggio per lavoro e via così. Inizia il beer pong nel secondo locale. Casualmente Mamma inizia a parlare non solo l’inglese ma anche altre lingue a me sconosciute.

Ci trasferiamo tutti in gruppo in una discoteca tra le più famose: l’Hakkasan. Non so come ci siamo trascinati tutti fin li ma eravamo dentro.

Era tutto pazzesco e il free drink continuava. Quello successo dopo ve lo risparmio.

Giorno 5: Il Grand Canyon

Con solo poche ore di sonno e un hungover pazzesco ci mettiamo in viaggio, destinazione Arizona, GRAND CANYON! Tempo stimato 3 ore.
Per visitare il Grand Canyon ci sono due punti fondamentali: North Rim e South Rim.
Quello più vicino e più comodo a Las Vegas è invece il West Rim, meno battuto dal turismo e con la possibilità di visitare anche la Riserva Indiana Hualapai, tribù dei popoli nativi americani.
Che dire, un esperienza talmente emozionante da non aver parole per descriverla. Abbiamo parcheggiato al parcheggio custodito prima dell’entrata, dove si attende in coda anche per una bella oretta per acquistare il biglietto.
All’interno del sito ci sono 3 punti panoramici da visitare come vecchi pozzi e rocce da scalare per avere una vista ancora più breathtaking e un piccolo mercatino hualapai.
E’ possibile usufruire della navetta gratuita per muoversi all’interno del sito.
Inoltre a pagamento si può camminare nello Skywalk, una passerella di vetro proprio sopra una delle gole del Canyon, (non è adatto a chi soffre di vertigini).

Nel pomeriggio, dopo ore di camminate con una vista mozzafiato, recuperiamo la macchina e torniamo a Las Vegas. Ordiniamo cibo spazzatura e la serata si conclude con una seduta di idro-massaggio completamente rigenerativa.

Giorno 6: Nostalgia della ripartenza

L’ultimo giorno della nostra avventura americana, un pò dispiaciute e già nostalgiche di tutto quello che stavamo vivendo, abbiamo fatto ritorno a Los Angeles per prendere il volo che ci avrebbe riportate a Londra. Questa volta niente Route 66, niente Mojave desert. Prendiamo la Statale 15 e in quasi 5 ore siamo a LAX.
Stanche ma incredibilmente felici e con il cuore pieno di gioia.
Restituiamo la macchina, ringraziandola per essere stata parte della nostra avventura e decidiamo di darci un ultimo carico di colesterolo da Denny’s. Ci imbarchiamo nel volo di ritorno e questa volta niente upgrade, ma va bene così. All’alba atterriamo ma stanche come eravamo abbiamo passato tutta la giornata nella mia stanza in affitto la a Londra che utilizzavo come base di appoggio per il mio lavoro. Sarebbe stato bello, se non fosse stato che mancava ancora un volo quella sera: quello per riportare la mamma a Venezia!
È stato un viaggi diverso dal solito, con un’accompagnatrice che non aveva paragoni.
Per quante volte io abbia viaggiato da sola in giro per il mondo, la sicurezza che ti può dare una persona rende tutto più confortevole.
E poi si sa: la mamma è sempre la mamma!

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